iLovePalestine.com Donatello LaNinfa: -- Il Principio di Heisenberg (parte III) --

2 gen 2009

-- Il Principio di Heisenberg (parte III) --

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Lei mi sorrise.

Aveva il canino sinistro leggermente spostato in avanti, quindi quando stava per sorridere, te ne accorgevi un attimo prima.

Disse che si chiamava A., che studiava medicina a Riga, che era il suo primo congresso, che si stava divertendo, ma si sentiva un po’ spaesata, e che si scusava del suo inglese non perfetto (…visto?).

Io le rispondevo che ero Donatello-ma-chiamami-Donnie, che ero italiano, sì, sì, proprio come Toto-Cutugno-un-italiano-vero, che era il mio millesimo happening, che le avrei presentato qualcuno, che “no, il tuo inglese è quite perfect”, e blablabla, e che mi avrebbe fatto piacere mangiare con qualcuno quella sera.

Sorrise di nuovo, di nuovo quella perlina faceva capolino sul rosa delle labbra.

Mentre parlava mi accorsi che assomigliava tantissimo a qualcuno. Non ricordavo a chi, ero del tutto ipnotizzato dai suoi occhi, però sì, io quel viso lo conoscevo.

E ci misi sei mesi a realizzare a chi assomigliasse Sanechka.

Ero a casa, con le cosce sudate appiccicate alla finta pelle della sedia della mia camera, quando la vidi.

Ero in Internet, e per caso davanti gli occhi mi è comparsa “la dama dell’ermellino”.

Era lei. Stessi capelli lisci che coprono le orecchie, stessa luce sulla (nella) pelle (giusto un po’ arrossata sugli zigomi a causa del sole equatoriale), stesso collo aristocratico…


...dicevo: eravamo lì, seduti a chiacchierare, i nostri sguardi non si mollavano un attimo.

Faceva fresco quella sera e c’era Tom Waits che sussurrava una “Blue Valentine” dagli altoparlanti della hall; mi ero avvicinato con la poltroncina tanto da sentire il profumo di A.: sapeva di cocco, forse era semplice bagnoschiuma oppure la sua carne era fatta davvero di polpa di cocco e le sue labbra erano di vera fragola. Mi immaginavo di morderla sul collo ed ebbi un sussulto. Le luci della hall erano coperte da abat-jour color crema, il che rendeva l’atmosfera morbida come il dormiveglia…

…poi, quell’ingombro carneo che era la rappresentante degli studenti Svedesi (una ragazza di 190 cm per 90 chili che, scoprirò in seguito, si chiamava Endura e si nutriva per lo più di pinguini) riagganciò la cornetta.

Sanechka si alzò (o meglio, credo sia stata il vento a sollevarla), mi passò davanti le ginocchia come una carezza e prese il ricevitore; mi guardò e fece un cenno con la mano “see you later, in the restaurant…”.

Poi compose il numero, e girandosi di nuovo verso di me, mi finì con un sorriso: “…Donnie”.

Ebbi solo il tempo di farle il segno di “9”, indicandomi il polso, prima che lei cominciasse a parlare in russo con il poster dietro al telefono.

Rimasi lì pochi secondi ancora, quindi salii in camera; avevo ancora la sabbia addosso e alle nove mancava meno di un’ora.

Ero contento come un bimbo.

Alle nove meno cinque entrai nel ristorante, dove i partecipanti al convegno si abboffavano di ogni ben di dio. Con lo sguardo affettai tutte le teste cercando quel sorriso: eccola lì, seduta tre tavoli a destra…mi ha visto…sorride.

Sono contento come due bimbi.

(CONTINUA)

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